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Quali sono i sintomi della calcolosi renale?
I piccoli calcoli di solito vengono eliminati con le urine senza generare sintomi. Infatti, spesso, il riscontro della litiasi avviene occasionalmente in corso di esami clinici effettuati per altri motivi. Se il calcolo non viene trattato, oltre a crescere di dimensioni, nel 50% dei casi può manifestarsi clinicamente entro 5 anni dalla diagnosi.
Nel 20-30 % dei casi il calcolo da segno di se con uno o più dei seguenti sintomi:
- Colica renale
- Bruciore durante la minzione e bisogno di urinare spesso (pollachiuria) e talora con urgenza (impellente ed irrinunciabile necessità di urinare)
- Ematuria (presenza di sangue nelle urine)
- Urine torbide e talvolta maleodoranti (indice di una concomitante infezione)
- Febbre accompagnata da brividi e debolezza
- Blocco della produzione di urina (anuria). Tale situazione si verifica prevalentemente in presenza di funzionalità renale alterata, o quando uno dei due reni sia funzionalmente escluso, o ancora quando sia assente per cause chirurgiche o congenite.
I sintomi precedentemente elencati non sono specifici della calcolosi ma possono presentarsi anche in altre affezioni dei reni e delle vie escretrici alte.
E’ quindi opportuno che la diagnosi di calcolosi renale sia preceduta da un accurato iter diagnostico che deve essere programmato dallo specialista urologo.
Colica renale
Un cenno particolare merita questa sintomatologia dolorosa che si manifesta quando il calcolo ostruisce le vie urinarie alte totalmente o parzialmente.
Il brusco aumento della pressione idrostatica che coinvolge inizialmente i calici renali, può successivamente interessare il giunto pielo-ureterale e/o l’uretere, in base alla sede dell’ostruzione.
Inizialmente si ha una vivace peristalsi della via escretrice, che ha la funzione di far progredire il calcolo ma se l’ostruzione persiste, questa progressivamente diminuisce fino a scomparire quasi totalmente quando la pressione endoluminale raggiunge i 100cm di acqua.
Il dolore della colica renale si manifesta in genere dopo strapazzi fisici, alimentari e insorge prevalentemente durante le ore notturne. Esso è caratterizzato da una insorgenza rapida, è riferito al fianco e all’angolo costo-vertebrale e si irradia all’inguine ed ai genitali esterni. Il dolore presenta esacerbazioni periodiche, il paziente è agitato ed alla ricerca di una posizione antalgica; talora vi si possono associare disturbi neurovegetativi quali nausea e vomito. I disturbi minzionali, quali stranguria (dolore durante la minzione) e pollachiuria, sono particolarmente accentuati quando il calcolo è posto nella parte terminale dell’uretere (in prossimità dello sbocco in vescica).
Tuttavia la calcolosi renale può manifestarsi anche con una sintomatologia dolorosa piuttosto sfumata riferita come senso di peso al fianco, vaga lombalgia, o fitte saltuarie al fianco.
La microematuria (presenza di globuli rossi nelle urine) o addirittura l’ematuria macroscopica (emissione di urine rosse per presenza di sangue) è costantemente presente specialmente in seguito a strapazzi fisici o a coliche renali.
Quando l’ostruzione è prolungata, è possibile che le urine si infettino. In questo caso il dolore può accompagnarsi ad un rialzo febbrile fino a 40°C ed è di norma preceduto da sensazione di freddo e brivido scuotente. L’accesso febbrile cede con intensa sudorazione.
A volte l’infezione può essere paucisintomatica o addirittura asintomatica ed è questa la situazione più temibile perché si può instaurare poco alla volta un danno renale irreversibile (pielonefrite cronica).
L’esame obiettivo dei pazienti con colica renale evidenzia una netta dolorabilità alla loggia renale interessata mentre l’addome è trattabile su tutti i quadranti e non vi sono segni di reazione di difesa (caratteristici invece dei processi patologici addominali intraperitoneali).
Il segno di Giordano è sempre vivacemente positivo (intenso dolore al fianco provocato dalla percussione con il lato ulnare della mano).
Nonostante il dolore nella colica renale abbia un’origine posteriore e laterale rispetto ad altre patologie addominali, è sempre opportuno porre una diagnosi differenziale con altre patologie addominali acute (appendicite, colica biliare, gravidanza extrauterina, etc.).
Come si ottiene la diagnosi di calcolosi renale?
A meno ché la diagnosi di litiasi renale non sia posta in seguito ad accertamenti clinici effettuati per altri motivi, l’esame strumentale che viene effettuato in prima istanza è l’ecografia renale e vescicale che consente di evidenziare i calcoli come immagini iperecogene con sbarramento acustico posteriore (cono d’ombra) e di fornirne le esatte dimensioni.
Questa metodica tuttavia non permette di evidenziare agevolmente quei calcoli posti nell’uretere lombare o iliaco a meno ché non vi si associ una dilatazione dell’uretere posto a monte del calcolo.
La radiografia diretta dell’addome è attualmente l’esame che viene praticato in seconda istanza perchè consente di evidenziare sede e dimensione dei calcoli radiopachi quando, per le ragioni precedentemente elencate, non sono visibili all’esame ecografico; non è invece di nessun ausilio quando i calcoli risultino radiotrasparenti (acido urico, cistina).
L’urografia (esame radiologico che prevede la somministrazione endovenosa di mezzo di contrasto iodato) è un esame che studia la morfologia di tutto l’apparato urinario. Nel caso specifico evidenzia non solo la sede e la dimensione dei calcoli ma anche le eventuali anomalie congenite o acquisite che hanno favorito lo sviluppo della malattia litiasica. Da inoltre informazioni sulla funzionalità renale: un ritardo o un’ assente eliminazione del mezzo di contrasto, situazione che si appalesa con una ridotta, ritardata o talora assente opacizzazione dei reni e delle vie escretrici, sono indici di una alterata funzionalità renale. Tuttavia la funzionalità renale può essere valutata in maniera più specifica tramite l’esecuzione della scintigrafia renale.
Attualmente la TC spirale dell’apparato urinario rappresenta l’indagine strumentale dotata della più alta sensibilità e specificità nella diagnosi della calcolosi; tuttavia il suo impiego routinario è ancora limitato dall’alto costo e dalla scarsa disponibilità numerica delle apparecchiature.
E’ inoltre di fondamentale importanza l’analisi chimico-fisica dei calcoli o dei frammenti litiasici al fine di instaurare un corretto regime dietetico-terapeutico per la profilassi delle recidive.
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